Nenni, Malatesta, Marinelli. Socialisti, anarchici e repubblicani tutti ad Ancona, 110 anni fa capoluogo e centro delle contestazioni sociali e della Storia italiana per lo sciopero generale che oggi viene ricordato come la Settimana Rossa. Appena 10 anni dopo Giacomo Matteotti, viene sequestrato e ucciso dagli squadristi fascisti. Passano altri 20 anni ed è Bruno Buozzi la vittima del nazismo. Personaggi e vicende storiche ricordate oggi ad Ancona a Palazzo del Popolo, nel corso dell’incontro dal titolo “Le radici del sindacato riformista europeista”, organizzato dalla Uil Marche.
“L’idea di questa iniziativa nasce dalla necessità di riflettere sulla dimensione riformista ed europeista del sindacato oggi – ha evidenziato la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli – partendo dalle sue radici ed abbiamo scelto di farlo attraverso un percorso che si snoda dalla Settimana Rossa, attraverso la figura e la morte di Giacomo Matteotti prima e di Bruno Buozzi poi. Questi 30 anni hanno segnato in maniera indelebile la storia del sindacato e del nostro paese e che vorremmo esplorare per provare a interpretare più efficacemente il presente e definire le linee direttrici di un sindacato capace di essere costruttore di futuro”.
Intervistati da Antonio Tedesco, direttore scientifico della Fondazione Pietro Nenni e di ritorno ad Ancona dopo la presentazione nei mesi scorsi del libro su Vittoria Nenni, nata proprio nella Dorica, si sono alternati gli interventi di Giorgio Benvenuto, già segretario nazionale della Uil e oggi presidente Fondazione Bruno Buozzi, Riccardo Nencini, già senatore e presidente Gabinetto Vieusseux, e Marco Severini, docente di Storia contemporanea all’Università di Macerata. Secondo il prof Severini “la Settimana Rossa è un caso incredibile e può lasciarci ancora un insegnamento che è un messaggio di libertà, democrazia e lotta contro ogni forma di sopruso”.
Per Nencini “ricordare Matteotti ‘solo’ come antifascista è riduttivo. Non basta perché parliamo di una figura apolide nella politica italiana, che fa una scelta precisa di fronte ai due totalitarismi nascenti dichiarandosi antifascista e antibolscevico”. La Storia per affrontare l’attualità. Come nell’insegnamento riformista di Buozzi, ha sottolineato Benvenuto “non bisogna avere paura del futuro ma progettarlo. Un esempio sono le nuove tecnologie e soprattutto l’intelligenza artificiale. Sta a noi far sì che sia strumento di riscatto sociale, recuperando i concetti di dignità ed etica anche all’interno dell’Europa. Non è possibile che ci siano Paesi che non rispettano i diritti dei lavoratori o altri che si trasformano in paradisi fiscali. Bene ricordare il passato ma queste celebrazioni ci possono aiutare in questo mondo che sta cambiando per affrontare i problemi e avere capacità di fare proposte, fare le riforme e dare delle risposte ai problemi di oggi”.
A conclusione la segretaria Mazzucchelli ha ricordato che “è decisivo per questa visione di sindacato riformista il suo rapporto con la politica che si identifica con un’autonoma capacità di progetto e di proposta nella quale di valorizzi la sua natura di corpo intermedio. Contro ogni tentativo di polarizzazione sindacale asservita alla politica serve un’unità dell’azione sindacale. Fare sintesi pur nelle differenze e nelle diverse sensibilità perché è la forza del sindacato italiano”.