Dietro i freddi numeri ci sono storie di vite interrotte e di famiglie distrutte. Ma i numeri servono comunque per delineare i confini di quella che Cgil Marche e Uil Marche, a fronte di altri 28 morti sui luoghi di lavoro nel 2023, più altri due nel primo bimestre 2024, non esitano a definire “una vera e propria guerra civile”. Un numero, 28, come quello dei birilli stradali allineati in piazza del Plebiscito ad Ancona nel corso della manifestazione organizzata nell’ambito dello sciopero di 8 ore indetto dai due sindacati per chiedere maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, salari e pensioni dignitosi e una riforma fiscale all’insegna dell’equità e della giustizia. Presidi in tutti i capoluoghi di provincia per un’agitazione che inizialmente era stata indetta per 4 ore e che poi, a seguito della strage di Suviana, è stata estesa a 8. Nelle Marche i dati sono impietosi. Nel 2023 si sono contati oltre 40 incidenti sul lavoro al giorno, secondo i dati Inail, dove i più penalizzati sono giovani e precari in un mercato del lavoro che vede meno del 10% dei contratti attivati nell’ultimo anno a tempo indeterminato. I lavoratori ad Ancona hanno marciato simbolicamente da piazza della Repubblica a piazza del Plebiscito. Dopo gli interventi le delegazioni sono state ricevute dal prefetto Saverio Ordine al quale sono state ribadite le ragioni della mobilitazione.
“Da oltre due anni – spiega la segretaria generale della Uil Marche Claudia Mazzucchelli – abbiamo lanciato la campagna Zero Morti sul Lavoro per denunciare gli inaccettabili bollettini di guerra che siamo costretti a subire ogni giorno. Lo scorso anno nella nostra regione si sono verificati circa 17mila infortuni, quasi 2 ogni ora. Sono morte 28 persone. Non è degno di un paese civile l’andare al lavoro e non sapere se si riuscirà a tornare a casa ed è per questo che chiediamo lotta alla precarietà, formazione continua per tutti, controlli intensificati e che si rivedano le norme del pacchetto sicurezza perché così come è stato presentato dal Governo, con il modello della patente a crediti, non garantiscono affatto una reale tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Paghiamo prezzi pesanti a scelte di legge sbagliate – argomenta Marco Bastianelli, Segretario generale della CGIL di Ancona – che appaiono sempre più in contraddizione con il dettato Costituzionale sulla responsabilità sociale delle imprese: basti pensare all’indecenza del fenomeni degli appalti e subappalti a cascata ed alla sostanziale riduzione, in termini normativi come di dotazione d’organico dei servizi ispettivi del Ministero del lavoro, dell’INPS, dell’INAIL e del Servizio di Medicina del Lavoro (tema questo che chiama direttamente in causa la Regione Marche). Da quasi un anno aspettiamo le tanto narrate assunzioni di concorsi chiusi negli anni scorsi, ma – nonostante i ripetuti scioperi anche degli ispettori dell’ITL – non si vede ancora la luce.
Per quanto ancora potremo sopportare le “parate di dolore” di chi riveste responsabilità politiche e morali (governi e imprese), senza che ci sia mai un atto concreto e conseguente?”
Nelle Marche nel 2023 sono 28 le persone che hanno perso la vita lavorando. Il primo bimestre del 2024 vede le denunce di infortunio, passare da 2.434 a 2.487 con un aumento del +2.2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche le denunce in itinere passano da 299 a 312 (+4.3%) e rappresentano il 12.54% del totale. Particolarmente colpito è il settore industriale e servizi, poiché si passa da 1.794 a 1.844 denunce (+2.8%) e rappresenta il 74.14% del totale. Le denunce di Malattia Professionale protocollate dall’Inail, nel primo bimestre del 2024, sono state 1.261 (+119 casi) ovvero +10.4% rispetto allo stesso periodo del 2023, di cui il 90% è del settore industria e servizi.
Se si legge ancora meglio, ci si accorge che, nel 2023, sono cresciuti i dati per settori come le costruzioni (6,7%) e la gomma plastica (12,1%); mentre le fasce in cui la cifra sale sono quelle relative ai piu’ giovani (15,8%) e agli extracomunitari (10,6%). In cinque anni, gli infortuni fra gli uomini sono scesi del 6,5%, quelli fra donne saliti del 15,2%: segno di una disparità di genere che si accentua, anche a causa di un maggior peso della precarietà.