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Sanità Ancona, i sindacati: “Nessun confronto con Area Vasta 2, troppe le questioni aperte”

Sanità, i sindacati denunciano l’impossibilità di un confronto con l’Area Vasta 2 sulla pianificazione degli interventi di settore nella provincia. Interventi legati alla risorse del Pnrr ma anche al Piano regionale di settore.

Le questioni aperte con la direzione aziendale sono diverse. C’è anzitutto la questione relativa ai siti delle Case di Comunità, degli ospedali di comunità e delle centrali operative: di questo l’azienda non hai mai trattato con i sindacati e il risultato è che non si tiene conto di presidi territoriali come Sassoferrato, Arcevia, Ostra, Moie, Cupramontana, Montecarotto, Falconara, Osimo ma anche Castelfidardo. Tutti presidi che, tra l’altro, rientravano nell’elenco delle case della salute. In secondo luogo, i sindacati vorrebbe capire quali sono gli interventi da realizzare a Senigallia, Corinaldo, Fabriano, Jesi, Cingoli, Filottrano, Chiaravalle, Ancona e Loreto. Quindi, capire in che modo s’ intende coordinare gli interventi di tipo sanitario con la pianificazione sociale che si sta definendo con la messa a punto dei Piani sociali d’Ambito.

Inoltre, i sindacati chiedono quali forme di integrazione si vogliono realizzare tra la rete dei servizi territoriali e le grandi strutture ospedaliere dell’Area Vasta 2 , degli Ospedali Riuniti e dell’Inrca. Tocca poi alla prevenzione dove si sollecita nel far luce sulle questioni da mettere a punto ma si chiede anche di quando e come sarà attivato il servizio degli infermieri di comunità e quali misure s’intende assumere per far funzionare appieno tutti gli ospedali dell’Area Vasta 2 considerando le difficoltà di Senigallia, per esempio. Resta poi la questione dell’ospedale dell’Aspio e del suo ruolo. Il sindacato si chiede inoltre con quali servizi, tempi e modalità sarà attivato il nuovo Poliambulatorio di Ancona.

Infine, la domanda sugli organici delle strutture: considerando i tagli effettuati negli anni, i sindacati s’interrogano su come si voglia garantire il personale necessario per far funzionare tutte le strutture poichè al 31 marzo scadranno 39 contratti di lavoro precario e al 30 giugno si arriverà a quota 120.

Al perdurare delle mancate risposte, non potrà che seguire il crescere della protesta e della mobilitazione, come già definito da Cgil , Cisl e Uil , anche su scala regionale.

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