Il tavolo di crisi che si è svolto lunedì 03 maggio con il MISE, restituisce un’immagine molto eloquente della situazione che si sta vivendo e che si è venuta a creare in seguito all’annuncio da parte di ELICA del suo piano strategico, con il quale l’azienda sancisce la propria volontà di voler abbandonare l’Italia per quanto che riguarda la produzione di cappe, delocalizzando oltre il 70% dei propri prodotti attualmente allocati nei siti di Mergo e Cerreto d’Esi.
Un’immagine di un’azienda completamente isolata, dal cui progetto hanno preso le distanze sia la Regione Marche che lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico.
Nella comunicazione aziendale che ne è seguita, abbiamo potuto trovare conferma della banalità della strategia industriale e comunicativa che hanno scelto di perseguire.
Il Coordinamento ritiene un’offesa all’intelligenza della collettività provare a far passare il messaggio che la “scelta dolorosa” a cui Elica sarebbe obbligata per salvare un numero quantificato di posti di lavoro sulla provincia di Ancona, come se questo cancellasse i 409 licenziamenti che l’azienda ha definito irrinunciabili (dovuti non ad una crisi di mercato ma a scelte aziendali di delocalizzazione di produzione, a fronte di volumi produttivi che hanno una previsione di aumento anno su anno per tutta la durata del piano).
Si punta tutto esclusivamente sul costo della manodopera per nascondere la mancata volontà di trovare strategie diverse con un vero carattere industriale, tra cui parlare di come diminuire i compensi dei manager e delle loro buone uscite, le cui scelte, oggi, ci restituiscono una strategia che si è dimostrata fallimentare.
Nell’interesse di pochi, Presidenza, azionisti e management, si decide di sacrificare sull’altare della profittabilità e delle strategie borsistiche ( dividendi agli azionisti ), un’intera collettività privandola del Lavoro, in un territorio già colpito da oltre un decennio di crisi e da processi di desertificazione industriale, tradendo cosi anche i valori della stessa Azienda, oltre che le persone che hanno contribuito a rendere Elica leader mondiale nel proprio mercato.
Anche in questo sta la malvagità di questo piano, supportato da una comunicazione rivolta a mettere le persone in contrapposizione tra loro, dividendole tra salvati e non salvati, come se dire che 409 persone che non si salvano siano una cosa di cui farsi vanto, e la stessa cosa sta avvenendo dentro gli stabilimenti, andando ad alimentare in maniera pericolosa un clima già esplosivo di suo.
Il Coordinamento del Gruppo non può non denunciare il pesantissimo clima che stanno vivendo le lavoratrici ed i lavoratori nelle fabbriche, che ormai pervade anche la sfera intima e familiare, su cui abbiamo l’impressione che le gerarchie aziendali provino ad infilarsi, e che porta le persone a vivere con grande angoscia, in un contesto storico già difficile di suo a causa dell’emergenza sanitaria, con il rischio di ripercussione sulla loro salute e sulla tenuta sociale di tutto l’ambiente.
Nella comunicazione dell’ AD seguita all’incontro, non abbiamo visto traccia delle centinaia di posti di lavoro dell’indotto che andrebbero persi e questo dimostra che anche seguendo il ragionamento dell’azienda, il saldo sarebbe comunque negativo, a dimostrazione ancora una volta della mistificazione che si nasconde dietro questo irricevibile piano strategico, che tutti hanno rigettato.
Il Coordinamento del Gruppo, ha già denunciato a tutti i livelli istituzionali la pericolosità del modello che l’ELICA propone, dove ad essere de localizzati in paesi a basso costo della mandopera sono i prodotti di punta e di alta gamma: se questo diventasse il nuovo paradigma, c’è il rischio che nel giro di pochi anni, si apra ad una strada che possa portare alla scomparsa della produzione dell’elettrodomestico dal Paese.
Non c’è bisogno di guardare molto lontano per capire che, contrariamente a quanto dicono i manager con cui abbiamo parlato, produrre cappe sul fabrianese, facendo utili e creando occupazione, non solo è fattibile ma è la strada che altri produttori competitors di Elica stanno perseguendo, puntando proprio sulle capacità, le professionalità, le competenze e la valorizzazione del territorio.
Per giornata di martedì 11 maggio è convocata una giornata di lotta e di mobilitazione con manifestazione a Fabriano per dire NO a questo piano che nega il futuro dell’azienda in Italia, che cancella centinaia di posti di lavoro con i fatturati che aumentano, per denunciare un problema che riguarderà tutto il comprensorio e tutto l’Elettrodomestico in generale, chiamando ad unirsi alla nostra lotta tutte le aziende del settore e tutto il territorio.