Seguici su: UIL.IT

Senigallia, riflettori sulla Resistenza e sul riformismo europeo con la Uil Marche

Lo stesso spirito riformista che misero socialisti e repubblicani ma anche federalisti e azionisti nella Resistenza e nella successiva formazione della nuova Italia uscita dalla tragedia della guerra e della dittatura serve oggi all’Europa per proseguire il suo percorso – ancora incompiuto – di unificazione. Sono le conclusioni dell’incontro promosso dalla Uil Marche dal titolo “La Resistenza e l’eredità riformista per il futuro dell’Europa”, un’occasione di confronto storico-politico a 80 anni dalla Liberazione che si è svolto ieri presso il Centro Cooperativo Mazziniano “Pensiero e Azione” di Senigallia, con la partecipazione di figure di primo piano come l’ex ministro Claudio Martelli, lo storico Antonio Tedesco e l’ex europarlamentare Luciana Sbarbati.

“Abbiamo scelto di riflettere insieme sui valori della Resistenza e di farlo in un’ottica europeista, perché crediamo che la Resistenza non sia soltanto memoria, ma sia quella visione laica e riformista che per la Uil è stata fondante – ha detto la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli – Una visione che ancora guida la nostra azione. Noi ci sentiamo eredi di quella cultura riformista, che ha portato allo Statuto dei Lavoratori, al Servizio Sanitario Nazionale, che ha determinato quelle riforme che hanno fatto dell’Italia uno Stato a misura di persona. Ora ne abbiamo più bisogno che mai in un’ottica europeista, perché abbiamo bisogno di un’Europa solidale, di un’Europa dei popoli, di un’Europa che esca dalle logiche della guerra e della sopraffazione e rimetta al centro le persone”.

Secondo Tedesco, direttore della Fondazione Nenni “chi ha combattuto per liberare l’Italia e l’Europa dal nazifascismo, ha lottato anche per unire l’Europa in una federazione – ha detto Tedesco – temi importanti, ancora attuali e soprattutto temi che riguardano molto da vicino la Uil, il sindacato che ha proprio nelle origini, nella sua fondazione, nella sua origine, ha proprio l’idea di Europa, è un sindacato fortemente europeista sin da quando si è costituita nel 1950 e soprattutto animata da uomini, da sindacalisti, da esponenti politici che hanno sempre avuto a cuore le questioni e i problemi della federazione europea. Pertanto è giusto ricordare questi uomini, ricordare le loro idee, ricordare la storia della Resistenza e del sindacato”.

Ampio spazio, dunque, è stato dedicato al pensiero di figure storiche per troppo tempo trascurate, come Eugenio Colorni, ispiratore dei contenuti del Manifesto di Ventotene, che immaginava un’Europa federale con esercito comune, moneta unica, libera circolazione e rappresentanza democratica diretta. Tra i nomi evocati anche il marchigiano Braccialarghe, Zagari e Hirschman, interpreti di una visione politica proiettata oltre i confini nazionali.

“La democrazia non è un bene acquisito. È stata conquistata con fatica, come lo fu l’Europa dei popoli sognata dai padri fondatori. – ha detto l’onorevole Sbarbati – Il Manifesto di Ventotene andrebbe conosciuto e non strumentalizzato. Oggi manca una voce europea unitaria e serve una vera Europa federale, con una Costituzione, un bilancio comune, un esercito, regole chiare. Se vogliamo costruire un domani democratico, giusto e libero, dobbiamo riprendere in mano i valori fondativi. L’Europa può ancora essere un faro nel mondo, ma serve volontà politica, visione culturale e una vera dimensione europea”.

Nelle conclusioni l’ex ministro Martelli ha evidenziato la necessità di una maggior coesione europea perché “l’Europa è unita o irrilevante, o ci integriamo di più o rischiamo di essere schiacciati tra nuovi imperi: Cina, Stati Uniti, Russia. E anche noi italiani dobbiamo decidere da che parte stare. L’Europa è stata a lungo un ‘principe triste’: senza esercito, senza potere politico, senza una vera unità. Qualcosa si è fatto con l’euro, ma mancano ancora una difesa comune e una politica estera condivisa. La Resistenza ci ha insegnato cosa significa lottare per la libertà. L’Europa nasce da lì, e da lì deve ripartire: difesa comune, identità condivisa, cultura unita. Erasmus, ad esempio, non è un lusso, è un pilastro. Dobbiamo tornare a credere in questa Europa, senza retorica ma con chiarezza e verità”.

Vuoi ricevere un riepilogo mensile delle principali notizie?

Iscriviti alla Newsletter

POTREBBE ANCHE INTERESSARTI

ULTIMI VIDEO