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Isee 2025 beffa, Caf Uil: “Cittadini costretti a pagare per ottenere agevolazioni sociali”

Un diritto trasformato in costo, ecco il paradosso della nuova normativa per il nuovo calcolo dell’Isee che esclude i titoli di Stato dal conteggio e inserisce altre modifiche. Il decreto attuativo, tuttavia, non ha previsto alcuna copertura finanziaria per la rielaborazione gratuita delle Dsu già inviate nei primi mesi del 2025. In assenza di fondi, i Caf saranno costretti ad applicare un costo a carico dell’utenza. A lanciare l’allarme è il coordinatore regionale del Caf Uil Marche, Andrea Catalani.

«Le famiglie che intendono aggiornare l’Isee per accedere alle agevolazioni – dice – saranno costrette a sostenere un costo economico. È paradossale che per vedersi riconosciuto un diritto si debba pagare. Il rischio concreto è che molte famiglie rinuncino a richiedere la nuova Dsu a causa dei costi aggiuntivi, perdendo l’opportunità di ottenere bonus fondamentali per il proprio bilancio familiare. Invitiamo i cittadini a prenotare un appuntamento, ma allo stesso tempo ribadiamo la necessità di una riflessione più ampia sull’impatto sociale di riforme che, pur tecnicamente corrette, finiscono per alimentare le disuguaglianze anziché combatterle. In un contesto in cui il potere d’acquisto delle famiglie è già messo a dura prova dall’inflazione e dall’incertezza economica, trasformare un diritto in un servizio a pagamento rappresenta un segnale allarmante».

Insomma, serve un intervento immediato da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per finanziare le nuove DSU, altrimenti il nuovo ISEE rischia di diventare un privilegio per pochi, anziché uno strumento universale di giustizia sociale. Le novità, in vigore dallo scorso 2 aprile, riguardano l’esclusione dei titoli di Stato e strumenti finanziari assimilabili, fino a 50.000 euro per nucleo familiare, dal calcolo del patrimonio mobiliare ai fini ISEE. In parallelo, viene introdotta una detrazione fino a 7.000 euro per i canoni di locazione regolarmente dichiarati, con un ulteriore incremento di 500 euro per ogni figlio convivente oltre il secondo.

«Se da un lato le novità sembrano promettere un ampliamento dell’accesso a bonus e sussidi – conclude Catalani – dall’altro si cela una contraddizione che rischia di penalizzare proprio chi dovrebbe essere aiutato: i cittadini a basso reddito. Si pone sullo stesso piano chi possiede un patrimonio mobiliare significativo e chi ne è privo creando una distorsione nel principio di equità e giustizia sociale».

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