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REPORT. QUALE FUTURO PER IL MERCATO DEL LAVORO MARCHIGIANO?

La crisi che stanno vivendo l’artigianato, l’agricoltura, il commercio e la costruzione, settori storicamente trainanti dell’economia marchigiana, ha provocato un aumento delle richieste di Cassa integrazione.

“Già nel 2023 sono state oltre 16 milioni le ore di Cassa integrazione autorizzate dall’Inps – evidenzia Antonella Vitale dell’Ufficio Studi Uil Marche – un dato in crescita rispetto l’anno precedente del 3,4%. Se poi analizziamo i primi sei mesi del 2024, la richiesta di Cassa integrazione nelle Marche, secondo i dati INPS, è aumentata, superando di gran lunga la media nazionale. In particolare, la CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga) si attesta a 10,3 milioni di ore, mentre il ricorso a FIS e altri fondi arriva a circa 170mila ore. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nelle Marche la CIG registra un aumento di 3,7 milioni ore (+57,4%). La tendenza risulta essere molto più accentuata rispetto al valore medio italiano (+21,2%) e a quella del Centro Italia nel complesso (+6,3%). Un risultato che pone le Marche in quarta posizione per aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali, dietro a Valle d’Aosta, Puglia ed Emilia Romagna.”

Questi dati sono solo gli ultimi che fanno emergere lo stato in cui versa il nostro sistema produttivo, con ricadute significative sulla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori marchigiani in termini di diminuzione del potere d’acquisto. Una seria e drammatica emergenza da affrontare.

“Le imprese marchigiane prendono tempo – spiega Renzo Perticaroli, coordinatore regionale dei lavoratori dell’artigianato Uil – aspettano ad attivare percorsi di ristrutturazione in relazione al fatto che per molte i problemi sono essenzialmente determinati da fattori esogeni: guerre, crisi energetica, difficoltà di reperibilità delle materie prime. Ma anche da fattori endogeni che interessano per lo più imprese di piccole dimensioni e/o familiari, con difficoltà generazionale e bassa capacità innovativa, uno dei principali elementi di debolezza strutturale del nostro sistema manifatturiero”.


Servono risorse finanziarie per affrontare le principali sfide del nostro tempo, come innovazione, digitalizzazione, internazionalizzazione e transizione energetica ma devono anche essere previste forme di monitoraggio per verificarne l’utilizzo. Anche le banche, in una strategia condivisa, devono fare la loro parte, permettendo l’accesso al credito di artigiani e microimprese, per superare la stretta creditizia per finanziare gli investimenti in innovazione e digitalizzazione.

Ma non è solo una questione di risorse – sostiene Claudia Mazzucchelli, Segretaria generale della Uil Marche – Le Marche, regione in transizione, necessita di interventi immediati per tutelare la sopravvivenza e rilanciare il sistema delle imprese del territorio, cominciando da un serio e condiviso piano per le politiche industriali capace di dare un nuovo vigore all’economia, mantenendo la vocazione manifatturiera: ciò garantirebbe quella ripresa occupazionale auspicata ma strutturata e di qualità. Servono politiche vere e mirate da parte della Regione Marche e un nuovo modello di relazioni industriali. Ciò richiede una governance che delinei obiettivi condivisi e abbia la capacità di fare scelte, che travalichino le scadenze elettorali, con una programmazione che sappia coinvolgere tutti gli “attori” del territorio, anche per non disperdere le importanti risorse europee a disposizione della regione provenienti sia dai fondi strutturali che dal PNRR. L’impresa deve investire e credere nel proprio personale qualificandolo con interventi di formazione continua, migliorando la propria politica di gestione, applicando un’adeguata retribuzione salariale e stabilizzando i contratti a termine. In questa logica possono essere introdotte innovazioni produttive e organizzative anche con un uso più incisivo delle nuove tecnologie, che devono servire a migliorare la qualità del lavoro e non a sostituirlo. Ma la strada è tracciata ma è ancora lunga

Al momento quasi due imprese su tre (63,1 %), secondo l’ultimo focus di TrendMarche, non ha in organico figure professionali competenti per la transizione energetica e digitale e solo il 6,2 % intende assumere lavoratori specializzati in questi campi. Il 56,9 % intende avvalersi di collaborazioni e consulenze esterne mentre il 35,4 % non si doterà di figure professionali in questi campi. Il rilancio dell’economia marchigiana passa necessariamente attraverso la consapevolezza di un indispensabile “salto di qualità” che non può prescindere dalla valorizzazione dei lavoratori.

“Altro elemento indispensabile è quello infrastrutturale – continua Mazzucchelli – malgrado qualche piccolo passo in avanti, l’isolamento della regione dal punto di vista dei trasporti, sia su gomma che su ferro, è ancora drammatico. Ed intanto rischiamo di ‘perdere un altro treno’. Il decreto-legge n. 124/2023 istituisce, a partire dal 1° gennaio 2024, la “ZES unica” da cui le Marche sono escluse, a differenza del vicino Abruzzo che utilizza allo scopo il porto di Ancona in quanto inserito stabilmente nella Rete infrastrutturale europea. Le ZES hanno come obiettivo l’attrazione degli investimenti, lo sviluppo di infrastrutture, promuovendo la creazione di nuovi posti di lavoro e la crescita delle esportazioni e delle attività industriali. Il Decreto Coesione (DL n. 60/2024 convertito con modificazioni con Legge 4 luglio 2024 n. 95) in combinato disposto con il DPCM 4 marzo 2023 n. 40 (Regolamento istitutivo delle ZLS) sembrerebbe prospettare la possibilità per le regioni in transizione Marche e Umbria, di costituire una ZLS interregionale che faccia perno sul porto di Ancona e comprenda infrastrutture viarie, ferroviarie, aree e commerciali di entrambe le regioni, con importante ricadute positive per lo sviluppo del corrispondente tessuto economico e imprenditoriale. Un’opportunità che chiediamo alla regione di valutare immediatamente attivando un vero confronto tra tutti i soggetti. Noi siamo pronti a fare la nostra parte”

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