In continuità con l’anno precedente la Legge Finanziaria, in vigore dal 1° gennaio 2024, ha consentito alle Regioni di utilizzare una quota delle risorse erogate per l’abbattimento delle liste d’ attesa, che rappresentano uno dei più gravi e annosi problemi per l’intero sistema sanitario marchigiano così come per l’intero Paese.
Lo scorso luglio la UIL Marche, con Cgil e Cisl e oltre 3 mila cittadini marchigiani, aveva manifestato in piazza evidenziando tutte le difficoltà nella ricerca di un appuntamento diagnostico tramite il cup.
Detto ciò non possiamo che essere sollevati dall’ emanazione, il 3 aprile, della DGR 504 con cui la Giunta regionale approva il “Piano Operativo Regionale 2024 per il recupero e miglioramento delle liste d’ attesa per prestazioni ambulatoriali, ricoveri e screening“
Da tempo sollecitavamo un intervento del genere, previsto oltretutto da apposita legge nazionale per ridurre finalmente i lunghissimi tempi di attesa a cui sono sottoposti i cittadini bisognevoli di servizi sanitari. Molti di questi, purtroppo, rinunciano a curarsi non potendo far fronte ai costi che si affrontano ricorrendo alla sanità privata o alle prestazioni pubbliche in libera professione.
Sia chiaro, non sono fondi aggiuntivi, bensì un’autorizzazione a spendere in deroga risorse finalizzate del Fondo Sanitario Nazionale già assegnate alle Regioni come quota indistinta. Per le Marche si tratta di 13,260 milioni di euro (0,4% fondo indistinto sanità Marche) destinati per circa il 65% ai servizi specialistici ambulatoriali e prestazioni diagnostiche e per circa il 35% agli interventi chirurgici.
La delibera 504 affida alle 5 aziende sanitarie territoriali, all’INRCA ed a Torrette, le risorse ripartite sulla base del delta tra i servizi richiesti nel 2023 e le prestazioni che si è riusciti a garantire.
Pressoché con cadenza annuale, da alcuni anni, viene finanziato il tentativo di recupero delle prestazioni “arretrate” e questo è indispensabile ma non basta, visto che ci si ritrova sempre nella medesima emergenza.
Vorremmo capire se si è provveduto a verificare come fino ad oggi queste risorse siano state spese in termini di efficacia. Inoltre è evidente che debbano essere presi provvedimenti strutturali, a cominciare da un rafforzamento dell’organico, potenziando la sanità pubblica o comunque un’integrazione programmata tra pubblico e privato.
Basta interventi sempre emergenziali che favoriscono il privato in maniere indiscriminata.
Per questo il 17 aprile, quando avremmo la possibilità di confrontarci con la Regione su questo tema, oltre che sul fondo di solidarietà e sulla residenzialità degli anziani, chiederemo formalmente una maggiore trasparenza sui risultati ottenuti, che ci sia quindi la periodica verifica sulla attuazione della delibera e che soprattutto il monitoraggio sia reso ufficialmente noto e sottoposto al vaglio delle OO.SS.
Nel rispetto di quanto previsto dal PNGLA di “avvicinare la sanità pubblica ai cittadini” già dal 2019 era stato istituito un apposito tavolo regionale con la priorità di monitorare l’applicazione del Piano Regionale di governo delle liste di attesa, coinvolgendo CGIL, CISL e UIL regionali oltre che la rappresentanza dei Comitati di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute.
Con l’insediamento della attuale Giunta, la Regione ha di fatto azzerato l’attività del tavolo che non è stato più convocato, nonostante siano state invece pressanti le richieste sindacali in tal senso.
Chiederemo inoltre che le risorse per il recupero delle liste di attesa diventino strutturali, ma soprattutto che si accenda un focus su quella parte di popolazione che proprio in funzione degli eccezionali tempi di attesa rinuncia alle cure non potendo farvi fronte con servizi sanitari a pagamento.
Per questa parte di cittadinanza indigente, che esiste anche nella nostra regione e che sembra quotidianamente aumentare, è necessario trovare una soluzione certa, magari ipotizzando un intervento ad hoc che possa garantire un ristoro diretto nel momento in cui per le specialità necessarie il sistema sanitario pubblico non possa garantire il servizio.