Molti ospiti delle Residenze Protette, delle RSA, delle Case di Riposo si sono visti aumentare la retta fino a 100 € al mese. Questo nonostante l’accordo tra Regione Marche ed Enti Gestori in cui sono stati riconosciuti a questi ultimi “ristori” per 14 milioni di Euro a fronte di una richiesta di 22 milioni. In una sorta di compensazione per questo mancato riconoscimento la Regione si è impegnata a rivedere/aumentare per le residenze convenzionate la quota a carico del Servizio Sanitario.
Riteniamo che tale atteggiamento da parte degli Enti gestori sia assolutamente illegittimo. Per le RSA, nella convenzione, è previsto che la quota a carico dell’utente debba essere la stessa della quota sanitaria senza alcun onere aggiuntivo. Per quanto riguarda le Residenze protette sono previsti una base uguale alla quota sanitaria e il pagamento di quote aggiuntive. In molte convenzioni a carico di ogni utente sono previste le spese per la manutenzione dei giardini, la videosorveglianza, l’aria condizionata, perfino la certificazione di qualità, fino a prevedere il costo dell’infermiere e dell’OOS qualora l’ospite avesse bisogno di superare il minutaggio previsto.
La richiesta del pagamento per prestazioni sanitarie e sociosanitarie evidenzia che lo standard previsto non è appropriato rispetto al bisogno sociosanitario dell’ospite. I gestori sostengono che lo standard offerto è adeguato ma non riconosciuto dalla Regione, ma la realtà dimostra che molto spesso lo standard non è adeguato e non riconosciuto. Tutto ciò dimostra come sia fondamentale rivisitare i criteri di accreditamento che si sono dimostrati assolutamente inidonei in occasione della pandemia. Altre quote aggiuntive riguardano prestazioni su richiesta individuale, formalizzata, dell’ospite.
Se tali prestazioni fossero veramente a richiesta individuale non si capisce perché i costi (es. parrucchiere) siano fatti pagare a tutti gli ospiti. Ormai le quote aggiuntive raggiungono i 2/3 della quota base. (21, 22, 23 € su 33€ di quota base) L’inserimento in una struttura residenziale è considerato un LEA, un livello essenziale che deve essere garantito, in primis quando non è possibile l’assistenza a domicilio ed è definito dall’Unità di Valutazione Integrata (UVI), insieme alla persona interessata al ricovero in residenza e alla sua famiglia. L’UVI deve anche gestire le liste di attesa, che dovrebbero essere definite attraverso una scheda valutativa dei bisogni. Ma in diverse realtà le liste di attesa sono gestite direttamente dai Gestori e, quando va bene, vengono definite in ordine cronologico.
Il tutto perché, pur essendo riconosciuto come LEA, l’inserimento in una residenza è considerato ancora un servizio a domanda individuale. Ed, ancora, essendo un LEA, in quanto Assistenza Socio Sanitaria, il costo delle prestazioni di natura alberghiera sono a carico dell’assistito ma, in caso di difficoltà economiche, (la verifica della possibilità economica per coprire in tutto o in parte i costi della retta è data dalla applicazione dell’ISEE Socio Sanitario Residenziale) devono essere sostenute dal Comune di residenza.
Crediamo che la Regione debba riformulare le convenzioni rivedendo la quota sanitaria da corrispondere agli Enti gestori e nello stesso tempo individuare le prestazioni che possono considerarsi a richiesta individuale. Pensiamo che sia necessario rivisitare i criteri di accreditamento, che si sono dimostrati assolutamente inidonei di fronte alla pandemia.
Intervenire sui servizi/prestazioni da erogare da prevedersi nelle nuove convenzioni significa anche promuovere il miglioramento della qualità del servizio anche alla luce dei nuovi LEAPS sociali e della Non Autosufficienza. Pensiamo che sia indispensabile ridefinire il fabbisogno tenendo conto che molti degli ospiti delle Residenze protette sono affetti da demenza e che le Case di Riposo ospitano una parte consistente di persone non autosufficienti. Chiediamo, pertanto, alla Regione di aprire un confronto con le OOSS per ridisegnare le regole di accesso ai servizi e dei costi da sostenere in ragione delle possibilità economiche. Da ultimo riteniamo che Regione e/o ASUR debbano intervenite nei confronti delle strutture che hanno aumentato le rette, al di fuori di quanto previsto nella convenzione.