In questi giorni abbiamo assistito a comportamenti insoliti nelle fabbriche del coking, con preposti che avvicinavano operai/e, dicendo loro che erano pronti 70.000 euro per fuoriuscire da Elica: questo comportamento è assurdo, in quanto va anche contro a quanto dichiarato fin qui dalla stessa azienda, cioè prima definire il lavoro che si farà in Italia nei prossimi anni e poi individuare eventuali strumenti di gestione.
È chiaro il tentativo di provare a creare confusione tra le persone, in un momento della trattativa in cui invece servirebbe, al contrario, la massima lucidità e trasparenza, soprattutto nelle inevitabili differenze tra le parti che ancora permangono.
Il Coordinamento sindacale ribadisce che la dignità del Lavoro, non può in alcuna maniera essere monetizzata; ribadisce la necessità di utilizzare i fondi a disposizione per creare occupazione, soprattutto tramite investimenti, e non per licenziare (o indurre a licenziarsi).
In questa maniera Elica smentisce sé stessa e mette a rischio la tenuta del tavolo che invece deve essere riconvocato al più presto per definire il futuro della produzione di cappe in Italia.
Riteniamo inoltre assurdo che si vadano a chiedere straordinari, ventilando anche in maniera falsa un accordo inesistente con le RSU, nei reparti che nel piano strategico aziendale saranno oggetto di chiusura, minacciando di portare stampi presso terzisti e di togliere il lavoro.
Il Coordinamento ricorda che è in atto una vertenza da 7 mesi, ed anche se ora si è in una fase diversa rispetto all’inizio, è bene ricordare che i pilastri del piano strategico aziendale non sono poi così profondamente cambiati: rimane di fatto oltre un milione di cappe che verranno delocalizzate, non ci sono ad oggi investimenti per l’Italia ed il lavoro oggetto di reshoring è ancora insufficiente a gettare le basi per un progetto industriale sostenibile in prospettiva.
È per questo che rimane lo stato d’agitazione permanente, il blocco delle prestazioni straordinarie e nei prossimi giorni sarà annunciata una nuova forte iniziativa, nel percorso di mobilitazione che continua, per ottenere una ripresa della discussione con tutti le parti coinvolte: vogliamo il lavoro, quello vero e certo, e faremo tutto ciò che riterremo opportuno per averlo, per il nostro futuro, per quello del territorio e per un’idea di Paese che abbia al centro delle politiche industriali vere, anche per le prossime generazioni.