La “sorpresa di Pasqua” che Elica ha fatto ai dipendenti – 409 esuberi (su 560), chiusure, ridimensionamenti e delocalizzazione in Polonia del 70% della produzione – è l’ennesimo e durissimo colpo che si abbatte sul Fabrianese dopo due eventi sismici e la crisi del “bianco”, iniziata nel 2008 con la “A.Merloni” e mai superata.
Il Centro per l’Impiego di Fabriano è quello che segna da tempo numeri astronomici e l’Area Montana è quella dove pesa con maggiore durezza il dato di una povertà crescente e diffusa: in continua crescita la richiesta di sostegni e Reddito di Cittadinanza, mentre già i dati IRPEF riferiti al 2018 dicono che un Fabrianese su tre vive con meno di mille euro al mese.
Per oltre un decennio “Elica” e il suo proprietario si sono fatti vanto di una incisiva capacità d’innovazione e del forte senso di comunità espresso. Quante volte abbiamo ascoltato e letto l’imprenditore (e politico) affermare il proprio attaccamento al proprio territorio. Parlare di “grande famiglia”. Che fine hanno fatto queste affermazioni? Perché i sacrifici fatti per anni dai dipendenti in nome di un progetto di futuro e di un posto di lavoro stabile, oggi vengono cancellati in nome della semplice salvaguardia del profitto per gli azionisti? Il Piano di ristrutturazione presentato il 31 marzo è dunque qualcosa di irricevibile e inaccettabile da parte di un’azienda che per anni ha usufruito di costanti risorse pubbliche.
Cgil, Cisl e Uil sostengono le RSU di Mergo e Cerrreto d’Esi e le rispettive categorie Fiom, Fim e Uilm, ponendosi senza incertezze al fianco dei lavoratori in questa situazione drammatica e nella lotta che attende la comunità tutta a difesa del territorio. Situazione ancor più grave se pensiamo alle ricadute che inevitabilmente colpiranno le aziende dell’indotto. Apprezzando tempestività e chiarezza di posizionamento dei Comuni più coinvolti, esprimiamo preoccupazione e allarme sempre più forti per questo ennesimo impoverimento delle aree interne verso le quali si sono sempre spese grandi parole a fronte di iniziative spot e di corto respiro.
Ci aspettiamo che MISE e Regione Marche si attivino con rapidità ed efficacia, in una vertenza che si profila dura e difficile. Servirà capacità politica di governo reale, non la semplice “vicinanza”.