La nostra regione è agli ultimi posti in Italia per chilometri di ferrovie rispetto alla superficie del territorio. Con 4,5 km di strade ferrate per 100 kmq facciamo meglio solo di Sardegna e Valle d’Aosta e questo penalizza di molto i servizi di trasporto dei cittadini. Non è un caso che gli utenti dei treni siano appena il 28% dei cittadini sopra i 14 anni, una delle percentuali peggiori di tutto il Centro Nord nazionale. La nostra regione sconta una conformazione per la maggior parte montuosa ma anche politiche miopi che nel tempo sono andate a tagliare servizi. Un progressivo abbandono che ha riguardato, ad esempio, la ferrovia Fano-Urbino. Va detto che le altre provincie marchigiane hanno tutte delle linee ferroviarie trasversali che negli anni sono state oggetto di discussioni e di progettualità atte a renderle più efficienti. La Ascoli-Porto d’Ascoli è la dimostrazione concreta del fatto che se si rende più efficiente una modalità di trasporto si hanno dei benefici concreti: difatti da quando è stata elettrificata sono aumentati considerevolmente i passeggeri trasportati facendo cambiare idea a chi, scettico, vedeva gli investimenti per l’elettrificazione un mero spreco di danaro. Vi sono poi altre ferroviarie linee su cui si sta lavorando: la Civitanova-Albacina sulla quale i lavori di elettrificazione partiranno a breve e il tratto marchigiano della Falconara-Orte oggetto già dei lavori di efficientamento e di raddoppio del binario. E la provincia di Pesaro Urbino? Il tratto tra Fano (l’antica città romana di Fanum Fortunae) e di Urbino (una delle città più importanti del rinascimento, capitale dell’omonimo ducato resa famosa dal duca Federico da Montefeltro) esisteva già. La linea ferroviaria univa queste due importanti città storiche passava nella bella e suggestiva valle del Metauro ma è stata chiusa nel lontano 1987 a causa di una politica miope rispetto al trasporto pubblico locale. La stessa politica miope regionale che in tutti questi anni non ha voluto prendere posizione a favore della sua riapertura accampando ogni volta una scusa diversa, in ultimo la realizzazione di una pista ciclabile in sua sostituzione. Negli anni le scelte strategiche su questa provincia non hanno mai portato ad un potenziamento del trasporto puntando sul ferro, come invece successo altrove. “Oltretutto – spiega Giorgio Andreani, segretario regionale della Uil Trasporti – l’infrastruttura è ancora esistente per cui basterebbe, con degli investimenti oculati e non impossibile, rimetterla in funzione riprendendo lo stesso tracciato. Come Uil Trasporti Marche da anni ci battiamo affinché la linea Fano-Urbino torni a essere percorsa dal treno e torni ad essere uno degli assi portante della mobilità marchigiana e non solo: se da un lato fa piacere assistere alla ripresa di un dibattito pubblico sull’argomento, anche alimentato dalla presa di posizione di qualche assessore regionale, dall’altro vorremmo però che non ci si limiti più soltanto a qualche esternazione giornalistica ma che questa linea ferroviaria rientri concretamente nell’ambito dei progetti futuri di questo governo regionale mettendo finalmente nero su bianco per una sua prossima riapertura”. Un potenziamento delle infrastrutture che trova ampio spazio nel “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza #NextGenerationItalia”. “Costruire un’Unione Europea per le prossime generazioni. È questo il compito storico a cui siamo chiamati. Per essere protagonisti, e non comprimari, della storia di questo secolo”. Così si apre questo documento ambizioso. “L’Unione Europea non è un’entità astratta, anzi, è molto più concreta di quanto immaginiamo – continua Andreani – Per la sua costruzione, per questo progetto futuro, è necessario che si parta dal territorio, perché l’Unione Europea è fatta da tanti piccoli mattoni che stanno sui vari territori provinciali, regionali, nazionali. Tra le colonne portanti di questo progetto a mio avviso vi sono le infrastrutture, sia quelle da progettare che quelle già esistenti ma hanno bisogno di essere ammodernate e rimesse in rete con le altre. Ormai il “mancano le risorse” non regge più come scusa. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo una prospettiva davanti, impensabile fino a poco tempo. Le Regioni saranno chiamate a presentare i loro progetti. È un’occasione d’oro da non perdere assolutamente. Su questo potremo misurare la lungimiranza della politica locale regionale e soprattutto potremo misurare la capacità di visione del futuro della nostra regione in relazione alla costruzione di quell’Unione Europea di cui in ogni caso facciamo parte”.